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io
La prima volta che ho visto l'albero è stato un pomeriggio del 2010, abbiamo saltato la rete di viale Trieste. per cercare un passaggio diretto alla ferrovia, per poter dipingere i treni la notte. Abbiamo saltato e abbiamo superato una porticina aperta su un mruro di mattoni, sui cui come una tenda era cresciuto uno strato di edera. Una volta scostata con le mani si entrava nel cerchio dei quattro alberi, e da li non mi sono più mossa.

Silvia
Silvia è nata nel Maggio del 1968. Dunque è stata concepita tra Agosto e Settembre del 1967. All’epoca i suoi genitori, Teresa ed Ernesto abitavano nelle casette della Caserma Trieste. Ernesto era colonnello dell’areonautica e probabilmente le casette dell’area erano adibite ancora ad alloggi per l’esercito. Quando raccontavano a Silvia del suo concepimento sorridevano e dicevano “è stato quell’albero”. Teresa è morta nel 2003 Ernesto l’ha raggiunta tre anni dopo. Entrambi sono morti di malattia. La madre di Silvia ha sempre detto che il posto più bello in cui ha abitato è stato quella piccola casetta sotto gli alberi. Quando ho portato Silvia a visitare la caserma per la prima volta era il 2010, e lei era già ammalata. Appena siamo entrate sotto il cappello dei ficus è caduta una pioggia di bacche verdi. Siamo restate un attimo in silenzio, poi abbiamo pianto. Silvia non è voluta più tornare all'albero dopo questa prima visita. Pochi mesi ha raggiunto la sua famiglia.

Enrico S.
L’avvocato S. è il pronipote del commendator Romolo, console d’Inghilterra che nel 1926 acquistò dalla famiglia Meloni una piccola parte dello stallaggio Meloni. Nella famiglia dell’avvocato S. le memorie si tramandano di generazione in generazione con una tale fluidità narrativa che, sentendolo parlare non si direbbe che abbia cinquant’anni ma duecento. Il suo interesse per l’area rasenta l’ossessione, ed gli edifici così come erano prima della caserma. Secondo i documenti in suo possesso, il ministero della Difesa non avrebbe costruito niente ma riutilizzato esclusivamente le strutture preesistenti, queste strutture ormai fatiscenti non sarebbero crollate a causa di bombardamenti ma per incuria ed abbandono. Secondo S. con l’arrivo a Cagliari al comando della Regione, di una classe dirigente fatta di “persone che non sono originarie di cagliari città”, si è persa la cura per gli edifici storici ed è cominciata una maniera di demolire e ricostruire che lui definisce “barbara” e “senza memoria”. S. mette sullo stesso piano la distruzione delle mura storiche del porto e l’allargamento della via Roma di fine ottocento con la costruzione degli ultimi edifici in Santa Gilla, come un unico fenomeno svoltosi lungo una linea temporale.

Il vigile in pensione
Nonostante sia in pensione dagli anni novanta, il vigile continua a frequentare la stazione, e si occupa di una nutrita comunità di gatti. E’ considerato da tutti i suoi ex-colleghi la memoria storica del luogo, infatti era in servizio al tempo in cui l’area fu affidata alla polizia municipale dal sindaco Ferrara. Lui si ricorda come tutti gli edifici fossero allora perfettamente integri. Racconta anche che alcuni vecchi avieri avevano ancora accesso alla ex-caserma ed alle vecchie officine, dove facevano piccoli lavoretti, “per passare il tempo”. Il vecchio vigile si ricorda che intorno al 2006 un consigliere comunale di cui non vuole fare il nome cercò di portarsi via i ficus per il suo giardino, lui dice che allora arrivò addirittura l’Unesco per porre sotto vincolo le piante come patrimonio dell’umanità. Questa affermazione non è stata confermata da nessuna fonte, ma dimostra quanto per lui l’albero rappresenti un fenomeno straordinario. Il vecchio vigile conosce perfettamente tutta l’area che percorre spesso. Secondo lui il fenomeno di radicamento del ficus sulla casa non è cominciato prima del 2001-2002.

Jo
Jo è un indiano del punjab di 60 anni circa. Esperto di arti marziali indiane, massaggiatore e terapista ayurvedico, vive in sardegna da diversi anni. Gli ho chiesto di visitare insieme a me il sito e la sua deduzione è stata lineare: secondo lui questo fenomeno è un abbraccio, gli alberi stanno abbracciando l’edificio. Soltanto un fenomeno può portare una volontà così decisa: l’amore. “Qui c’è un maschile ed un femminile molto forti che si stanno attraendo” e attraendosi generano questo abbraccio.

Francesco P.
Il signor Francesco P. di novant’anni racconta che lui e suo padre, operaio dell’ente foreste, hanno piantato tutti gli alberi di viale Trieste compresi i ficus all’interno della Caserma. Il signor Francesco non si ricorda dello stallaggio Meloni , anzi è convinto che la caserma ci fosse sempre stata. In realtà nell’anno in cui piantarono i ficus sul viale, lo stallaggio doveva essere ancora funzionante. Inoltre il signor P. confonde la festa in occasione della piantazione dei ficus, con la visita di Badoglio “il conte Biancamano e tutta l’armata Savoia, pronti a partire per l’Abissinia”. Dice Francesco “L’africa che cosa era prima che andassimo noi Italiani? era un deserto, adesso l’abissinia è un giardino”. Francesco è convinto che Badoglio sia andato in Eritrea a piantare alberi.

I vigili
Da quando ho avuto l’autorizzazione all’accesso, ogni volta che mi reco sul sito, un vigile si offre di accompagnarmi e mi racconta una sua versione della storia di questo posto. Riassumendo in una le varie voci posso dire che tra i vigili esiste la memoria dello stallaggio Meloni, nessuno sa come si chiamasse ma viene ricordato che “originariamente questa era una stazione di posta per i carri merci” e gli edifici che danno sulla ferrovia vengono indicati come le antiche stalle. Le casette interne semi crollate sono indicate talvolta come gli alloggi dei carrettieri, tal altra come alloggi militari costruiti dal Ministero della Difesa. Dei ficus alcuni vigili si ricordano l’episodio del consigliere comunale che cercò di portarsi via l’albero, ma nessun altro ha riportato la storia mitologica dell’intervento dell’Unesco. Almeno due di questi vigili so con certezza che vanno spesso a passeggiare sotto l’albero. Entrambi sostengono come il vecchio vigile che il fenomeno di radicamento sia cominciato dopo il 2002. Uno di questi vigili, amareggiato per lo stato di abbandono in cui ha versato l’area in tutto questo tempo ha espresso il desiderio che si possa creare su tutta l’area un “parco della memoria”. “ Perchè i giovani di oggi non sanno niente della storia della loro città.